Nel cimitero dell’Urbe l’antica città dei Santi

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Nell’antico cimitero brilla la città dei Santi. Benvenuti a Cimitile, luogo di culto e pellegrinaggi, meta indiscussa per senatori e pontefici. Coemeterium fu il suo primo nome. E come necropoli di Nola fu utilizzata quest’area che sorge a un tiro di schioppo dalla città di Giordano Bruno. Almeno tredici gli edifici che la costellano, tra chiese e resti di basiliche plurisecolari. Decorate con mosaici e affreschi, rappresentano oggi una delle più rare testimonianze dell’arte paleocristiana in Europa. La storia di Cimitile percorre il tempo nei millenni. Perché qui, dove una volta vivevano Ausòni, Osci, Sanniti, Etruschi e Greci, popoli dall’antica forza guerriera, le legioni di Roma, nel 314 a.C., vennero a imporre la propria legge. La leggenda di Coemeterium inizia proprio sotto il dominio dell’Urbe, quando a nord di Nola, a ridosso della via Popilia, venne realizzata una grande necropoli pagana. Fu in questo spicchio di Campania Felix, che i primi cristiani della zona iniziarono a seppellire i loro morti, in un coemeterium, termine da cui deriva, appunto, il toponimo di Cimitile. E fu qui che furono scavate anche le prime catacombe. Accadde negli anni delle grandi persecuzioni scatenate dagli imperatori romani. Gli stessi che costrinsero i primi seguaci della nuova fede a celebrare Cristo in cripte sotterranee. Con l’editto dì Costantino nel 313 d.C., le cose cambiarono e l’antico camposanto si trasformò in una vera e propria cittadella religiosa. [charme-gallery]Nel giro di pochi anni quelle che un tempo erano state piccole cappelle e semisconosciuti luoghi di sepoltura, si trasformarono in chiese dall’aspetto imponente, assumendo un rango e un’importanza mai conosciuta prima di allora. Particolarmente nota è la storia della basilica dedicata a San Felice in Pincis. Di questo Santo, morto probabilmente dopo il 313 d.C., si sa solo che era originario di Nola e che suo padre era un ricco mercante proveniente dalla Siria. Diventato sacerdote, fu perseguitato, imprigionato, torturato e poi liberato miracolosamente grazie all’intervento di un angelo che lo condusse in un luogo deserto. Felice, tuttora venerato come martire della Chiesa cattolica, visse in povertà fino alla fine dei suoi giorni. L’edificio a lui dedicato e i cui resti, oggi, sono noti come Vetus (dal latino “Vecchio”), fu innalzato sul luogo della sua sepoltura. Nel 1992 la tomba di Felice venne “omaggiata” da un pellegrino d’eccezione: papa Giovanni Paolo II. La struttura fu ampliata ed elevata al rango di basilica grazie all’intervento promosso, verso la fine del IV secolo, da Meropio Ponzio Anicio Paolino, destinato a passare alla storia con il nome di San Paolino. Già senatore romano, Paolino, originario di Bordeaux, si stabilì a Nola dopo una vita travagliata e qui si convertì al Cristianesimo. Grazie a lui, nei luoghi in cui un tempo sorgeva l’antico cimitero pagano, vide la luce una seconda e più grande basilica. Si tratta dell’edificio innalzato a pochi passi dalla chiesa di San Felice (cui Paolino era molto devoto), per dare ospitalità ai tanti pellegrini che nel frattempo iniziavano a fare tappa a Cimitile. [charme-gallery]Oggi, quel che ne resta, è noto come “La Nova”. Le due basiliche finirono incastrate l’una nell’altra, quasi a dar vita a un unico fabbricato. Furono decorate con affreschi ispirati a scene del Vecchio e del Nuovo Testamento, oltre a ricchi mosaici e ad altri elementi decorativi come capitelli e bassorilievi. La presenza di un campanile nella parte “vecchia” del complesso fa pensare che sia stata proprio di San Paolino l’idea di erigere il primo campanile della cristianità con le prime campane, dette “nolae”. Non a caso Paolino è considerato il patrono dei campanari, poiché a lui è attribuita, per convenzione, l’invenzione delle campane come oggetto utilizzato in ambito ecclesiastico. Grazie alla sua opera, l’area di Cimitile si trasformò, col tempo, in una straordinaria e munitissima “città santa”, vedendo fiorire, uno dopo l’altro, monasteri, edifici di culto e tante piccole costruzioni residenziali, alcune delle quali ricavate dal rimaneggiamento di vecchie strutture romane poi trasformate in cappelle. Prendeva così forma il primo nucleo urbano dell’odierna cittadina nolana. Durante il dominio longobardo, durato quasi due secoli e mezzo, l’abitato subì rovinose devastazioni, che portarono alla completa distruzione del borgo, accentuata anche da una rovinosa alluvione che nel VI secolo fece quasi scomparire Nola e la sua necropoli dalle carte geografiche. Ma i pellegrinaggi tennero sempre vivo il ricordo dell’antico luogo santo. Il resto lo fecero i nolani i quali, rimboccatesi le maniche, cominciarono la difficile opera di ricostruzione. Così, quel che rimaneva della basilica “Nova” fu adibito a uso funerario, mentre parte della navata centrale e dell’abside della chiesa di San Felice fu trasformata, tra il XII e il XII secolo, nella chiesa di San Giovanni Battista ed Evangelista. Altre chiese presero forma in quel periodo.[charme-gallery] E’ questo, ad esempio, il caso della chiesa di Santo Stefano (VI secolo) e quella di San Tommaso (XI-XII secolo). Nel IX secolo l’allora vescovo Leone III promosse un vasto programma di ristrutturazione dell’intero complesso, trasformando una vecchia struttura capitolina – di cui si conservano ancora gli affreschi catacombali – nella basilica dei SS. Martiri, poi addobbata, all’interno, con un bellissimo portico marmoreo. Straordinari, in questa struttura, anche gli affreschi, realizzati tra il X e l’XI secolo, con scene della passione di Cristo e della Crocifissione, opere che fecero scuola in tutta l’Italia del Sud. Lo stesso Leone III fece anche riqualificare un piccolo edificio munito di abside risalente al V secolo e situato lungo la parete occidentale della basilica di San Felice. Dedicato a San Calionio, l’edificio fu abbellito con un altare al centro e due nicchie laterali in cui campeggiano le figure dei Santi Felice e Paolino. In occasione del Giubileo del 2000, l’area delle basiliche di Cimitile è stata dichiarata meta privilegiata degli itinerari della fede e luogo d’indulgenza. Nonostante una storia ricca di secoli, ma anche di distruzioni e spoliazioni, la Città dei Santi resta, in pieno terzo millennio, un complesso archeologico e monumentale nel suo genere unico al mondo. Un autentico spaccato di arte e cultura paleocristiana, denso d’influssi romanici e bizantini, arricchito dall’Antiquarium, museo in cui sono conservati vecchie epigrafi, reperti marmorei e artistici provenienti dall’area degli scavi. Insomma: una perla di sfavillante fascino e bellezza, sia dal punto di vista culturale, sia religioso. Da ammirare almeno una volta nella vita.