La Galleria Umberto I festa di luci e colori di fine ‘800

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Una festa di luci e colori. Un trionfo di sapori. Il piacevole suono delle tradizionali tammurriate. Tavolate imbandite di prodotti gastronomici dal sapore mediterraneo e dall’inebriante profumo del mare. Il popolo partenopeo che, incuriosito e stupefatto, si aggira con occhi sgranati ad ammirare la nascita di uno dei più preziosi gioielli dell’architettura napoletana. E’ il 10 novembre del 1892. Via Toledo è gremita di gente che, trepidante, attende il grande evento: il sindaco Nicola Amore sta per tagliare finalmente il nastro e inaugurare la maestosa Galleria Umberto I. Chi quel 10 novembre, per la prima volta, ha varcato la soglia della Galleria, non ha potuto fare a meno di restarne incantato. E’ appena nata un’opera senza precedenti, un perfetto connubio neoclassico tra arte e architettura, in un periodo in cui le strade di Napoli sono crollate in ginocchio per il colera, in una fase in cui la gente si ammala e muore con una facilità che spaventa. Il morale del popolo è decisamente sotto terra. E’ proprio in un momento del genere che Napoli, ancora una volta, riparte e reinventa se stessa. Napoli si rialza in piedi e riparte da via Toledo. Riparte da quei profumi, da quei sapori. Riparte da Emanuele Rocco. E’ lui l’ingegnere che dà vita alla meravigliosa Galleria, è il suo genio che viene premiato tra gli altri progetti partecipanti. E’ sua l’idea di costruire quattro imponenti edifici, raccordati da un’unica galleria a quattro bracci e altrettanti ingressi, larga ben quindici metri e sormontata da una cupola centrale, opera di Paolo Boubée. [charme-gallery]E proprio quando il popolo partenopeo si aspettava semplicemente un edificio che rientrasse nel progetto di bonifica dei quartieri popolari, ecco che sorge questo complesso, che in breve tempo diventa il centro di massima espressione dell’arte e della mondanità cittadina. La Galleria, dedicata a re Umberto I, è fin da principio affollata di gente. Nelle sale dei palazzi nascono circoli letterari e artistici. Ma al tramonto, quando il buio cala sulla città e il silenzio avvolge tutto il resto, proprio sotto la Galleria si accendono i riflettori del “Salone Margherita”, il primo cafè chantant d’Italia, che fino ai primi decenni del ‘900 ospita nomi celebri, da Fregoli a Maldacea, da Elvira Donnarumma alla Fougè, toccando le sue massime punte di splendore. La celebre galleria conserva, ancora oggi, un suo indiscusso fascino. Attualmente è uno dei più frequentati centri dello shopping cittadino. Luogo di ritrovo per giovani e meno giovani, che ne fanno una tappa irrinunciabile durante la classica passeggiata nel Centro storico. Vi si sofferma anche solo per un caffè, anche solo per ammirare una vetrina. Non si può non passare perla Galleria. Oggi, tutto il complesso quasi rivive lo splendore dei secoli scorsi e chiunque la visiti, si riscopre incantato dalla perfetta armonia tra gli imponenti palazzi e la struttura in vetro e ferro della cupola. Un’armonia che neanche Giuseppe Mengoni seppe creare per la Galleria Vittorio Emanuele di Milano. Un’armonia che sorprende e meraviglia ogni giorno gli abitanti di Napoli. La stessa armonia che attira e affascina, da più di un secolo, i turisti di tutto il mondo.