Napoli in festa per la sua “Reginella Santa”

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Una data attesa duecento anni. E’ tutto pronto a Napoli per la beatificazione di Maria Cristina di Savoia, l’amata “reginella santa” dei napoletani. L’appuntamento è per sabato 25 gennaio quando il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione dei Santi, proclamerà “Beata” la Venerabile Serva di Dio.

La liturgia eucaristica (che avrà inizio alle ore 11) sarà presieduta dal cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli. E si svolgerà nella storica e plurisecolare Basilica di Santa Chiara dei Frati Minori, il luogo in cui riposano le spoglie mortali della madre dell’ultimo re del Regno delle Due Sicilie, Francesco II di Borbone.

Nata a Cagliari (dove i re di Torino si erano rifugiati a causa dell’occupazione napoleonica del Piemonte) il 14 novembre del 1812, Maria Cristina era la figlia di Vittorio Emanuele I (1759-1824) e di Maria Teresa d’Asburgo Lorena (1773-1832).

Aveva da poco compiuto vent’anni quando andò in sposa a Ferdinando II di Borbone, divenendo così regina del Regno delle Due Sicilie. I due non potevano essere più diversi: di indole scherzosa ed esuberante lui, riservata e schiva lei. Eppure il loro fu un matrimonio felice. Breve, ma intenso. Re Ferdinando, infatti, non fu mai insensibile al fascino ed alla bellezza della moglie.

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La mamma di “Franceschiello”, d’altronde, fu donna di intelligenza non comune, capace di gesti di forte altruismo e di sincera carità cristiana, arricchiti da eccezionali esperienze mistiche e di estasi. Fervente credente, Maria Cristina seppe conquistare immediatamente il cuore dei napoletani grazie a uno spirito umile e schietto. Di lei si diceva che inviava denaro e biancheria ai bisognosi, che garantiva un ricovero agli ammalati e un tetto ai diseredati, e che non lesinava sostegni economici agli istituti religiosi ed ai laboratori professionali della città, prodigandosi di togliere dalla strada gli accattoni. Ma c’è di più. Finché visse, la nobildonna venuta dal Nord seppe come farsi ascoltare dal marito il quale arrivò a concedere la grazia a tutti i condannati a morte del Regno solo perché glielo chiedeva la consorte.

Il 16 gennaio 1836, dopo quasi quattro anni di matrimonio, Maria Cristina mise alla luce Francesco II, l’ultimo re di Napoli passato alla storia con il nomignolo di “Franceschiello” e che, per ironia della sorte, fu detronizzato proprio dai discendenti del casato dei Savoia.

La “reginella” non sopravvisse al parto e spirò dopo due settimane. Era il 31 gennaio del 1836. Non aveva ancora compiuto 24 anni. Le sue ultime parole, pronunciate sul letto di morte, furono anche la sua più alta professione di fede: “Credo, Domine! Credo, Domine!”.

Il popolo sfilò composto e silenzioso per tre giorni nella camera ardente allestita a palazzo reale, per rivedere per l’ultima volta la “Reginella Santa”, come ormai tutti la chiamavano alle falde del Vesuvio. La salma fu tumulata nella Basilica di Santa Chiara, dove si trova tuttora. Nel 1859, Papa Pio IX firmò il decreto di introduzione della causa di beatificazione. Decisione presa dopo che si erano verificati i primi fatti prodigiosi legati all’intercessione della defunta sovrana di Napoli.

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Nel 1958 il Vaticano dispose una ricognizione del corpo della Venerabile e, nonostante i danni provocati dal tempo, dall’incuria e dall’umidità, esso risultò praticamente intatto. Poi, per alcuni decenni, il processo di beatificazione andò incontro a un brusco stop. Forse per colpa delle titubanze mostrate da alcuni storici secondo i quali innalzare sugli altari la madre di “Franceschiello” e la moglie di Ferdinando sarebbe stato uno “schiaffo” alla retorica del Risorgimento. Per fortuna il tempo ha fatto giustizia spazzando via dubbi e titubanze. Alla fine tutto si è risolto per il meglio. E’ stato papa Francesco, lo scorso 2 maggio, a pronunciare l’ultima parola, chiudendo, di fatto, il processo di beatificazione della regina.

Dopo il riconoscimento del miracolo di Maria Cristina (una donna di Varazze, in provincia di Genova, è stata guarita da un tumore al seno), infatti, la santità della “reginella” ha incassato il sigillo della Chiesa universale. E sabato, in Santa Chiara, i fedeli potranno finalmente salutare la loro nuova “Beata”.