Ci sono percorsi che andrebbero fatti a piedi. Anche se la strada è in salita. A piedi, esatto. Perché solo lontani dal volante e con le scarpe ben salde sul selciato è possibile assaporare tutte le “meraviglie” che Napoli offre: panorami da mille e una notte, monumenti di struggente bellezza, gallerie museali cariche di preziosi, palazzi grondanti storia. Non ci credete? Allora significa che non vi siete mai goduti il classico “grand tour” che dai vicoli dei Decumani, passando per piazza Municipio, la Riviera di Chiaja e il Museo Nazionale, vi conduce dritti dritti sulle balze della Collina del Vomero, in un misto tra storia e shopping. E allora forza, armi e bagagli: si parte! Benvenuti nell’itinerario proposto da “Charme” . In totale saranno ben cinque tour!! Da dove si inizia? Ma dal Centro Storico, s’intende. Il luogo riconosciuto patrimonio dell’umanità dall’Unesco per le sue plurisecolari testimonianze storiche.
Centro Storico e Decumani
Eccoci allora nel cuore della Neapolis greco romana. Un cuore ancora oggi pulsante. E chiaramente visibile nell’organizzazione di quell’area che fu scelta dai coloni ellenici perché al riparo dalle inondazioni del mare: un dedalo di lunghe strade e stretti vicoli, intrecciati tra loro ad angolo retto, così come un tempo gli urbanisti greci concepivano l’intelaiatura delle loro polis.
E’ qui, nel tratto di città compreso tra Castel Capuano e Castel Nuovo, che sono custoditi molti dei gioielli artistici e architettonici più belli dell’antica capitale del Regno delle Due Sicilie: chiese, guglie, palazzi signorili. Ma queste stradine che sanno di antico pullulano anche di affascinanti botteghe artigiane di ogni genere (a cominciare dai pastori), ristoranti e pizzerie dalla grande tradizione, “boutique alimentari” del più tradizionale made in Naples.
Giusto a ridosso di Porta Capuana, insieme con la chiesa di Santa Caterina a Formiello, sorge Castel Capuano, antica fortezza militare normanna divenuta dimora reale per volontà di Federico II di Svevia. E poi adibita, durante il Vicereame di don Pedro de Toledo, a sede di tutte le corti di giustizia della città (funzione che ha mantenuto praticamente intatta fino al 2007).
Proprio dal suo ingresso, parte l’antica via dei Tribunali da cui si diramano, a sud e a nord, i cardi che la congiungono al Decumano inferiore, meglio noto come “Spaccanapoli” (perché spezza dritto in due il centro), e al Decumano superiore, ora via San Giovanni a Carbonara dal nome dell’omonima chiesa così chiamata perché in quest’area, nel Medioevo, si riversavano i rifiuti inceneriti.
Il più famoso dei “cardi” è via San Gregorio Armeno, la coloratissima strada dei presepi, dove da ogni bottega fanno capolino straordinarie figure di pastori, miniature di cestini di frutta e banchi degli antichi mestieri.
Proseguendo lungo via dei Tribunali, s’incontra la guglia di San Gennaro, gentile omaggio al patrono di Napoli, i cui resti riposano nella non distante cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta (teatro, ogni anno, del celebre prodigio dello scioglimento del sangue), per aver protetto la città dall’eruzione del 1631. Proprio di fronte all’obelisco di pietra, ecco il complesso del Pio Monte della Misericordia, istituzione nata nel 1603 allo scopo di realizzare opere caritatevoli. Oggi il complesso conserva opere d’arte di gran pregio, ma il cuore della sua collezione è costituito dalla celeberrima opera del Caravaggio, “Le sette opere di Misericordia” posta sull’altare maggiore della chiesa.
Proseguendo in direzione di piazza San Gaetano, si raggiunge, a destra, la basilica di San Paolo Maggiore con la sua splendida sacrestia e, a pochi passi, l’ingresso al mondo nascosto della “Napoli Sotteranea”: una città parallela suburbana ricca di fascino, dove ripercorrere le tappe principali della storia urbanistica di Partenope. E’ qui che è nata la figura del “monaciello”, sorta di leggendario fantasmino domestico amato e temuto dal popolo, che forse altri non era che il “pozzaro”, vale a dire il guardiano delle fogne.
A sinistra, invece, c’è il complesso monumentale di San Lorenzo Maggiore, con la sua chiesa gotica, il chiostro, la biblioteca e gli scavi archeologici. Una successione di antichi palazzi porta, quindi, alla chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio, nota per il culto delle “capuzzelle”, le teste dei morti che vengono amorevolmente accudite dalle persone del popolo in cambio di una grazia.
A pochi passi svetta invece la chiesa di San Pietro a Majella, struttura gotica in tufo giallo che precede il Regio Conservatorio le cui sale hanno ospitato i più famosi compositori napoletani. Da qui, in discesa, raggiungere Santa Chiara, la splendida cittadella francescana con il suo celebre chiostro maiolicato che conserva le antiche “riggiole” napoletane, è un gioco da ragazzi.
Poco più in là c’è piazza del Gesù, dove troneggia l’alto obelisco dell’Immacolata e dove si affaccia, con la sua possente parete in bugnato, la chiesa del Gesù Nuovo, ultima dimora terrena di San Giuseppe Moscati.
Proseguendo per via Monteoliveto, tra palazzo Gravina (sede della facoltà di Architettura dell’Università Federico II) e il palazzo delle Poste, si giunge in via Medina, un tempo largo delle Corregge, praticamente a ridosso del Maschio Angioino, l’imponente maniero edificato a partire dal 1279 su progetto dell’architetto francese Pierre de Chaule, scelto da re Carlo I d’Angiò come sede della sua nuova regal dimora.