I sogni (realizzati) dei Borbone – Prima parte – La Reggia di Caserta

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appartamento reale reggia di caserta

Sogni di teste coronate sbocciati in Terra di Lavoro. La Reggia di Caserta da un lato, dimora regale voluta da Carlo III di Borbone per emulare i fasti della corte di Versailles. Il Real Setificio di San Leucio dall’altro, grande scommessa di Ferdinando I che su quel colle posto a un tiro di schioppo da Caserta volle istituire la sua “Ferdinandopoli”, trasformando una lussureggiante riserva di caccia, in un centro manifatturiero di straordinaria e inimitabile eccellenza.

Chi oggi dovesse decidere di trascorrere un week end nella provincia casertana, magari approfittando proprio dei giorni delle festività natalizie, bene farebbe a optare per questi due itinerari dal fascino antico, visitando prima l’uno e poi l’altro. Perché l’uno è collegato all’altro. D’altronde, basta sfogliare i libri di storia per capire di quali bomboniere architettoniche stiamo parlando. Serve a qualcosa dire che gli Alleati, negli anni della Seconda Guerra Mondiale, scelsero proprio la dimora regale come quartier generale durante la loro avanzata verso Roma? O che lo stesso Garibaldi vi si stabilì una volta conquistata Napoli? E che dire dei tanti set cinematografici allestiti nell’immenso parco verde del palazzo progettato dal genio di Vanvitelli e delle migliaia e migliaia di turisti che ogni anno si fermano, estasiati, ad ammirarne le magnifiche stanze?

Pensate che l’effetto sia diverso visitando il complesso di San Leucio? Allora significa che non avete mai visto com’è fatta una meraviglia tutelata dall’Unesco, capace di sfornare, nei secoli d’oro del Regno di Napoli, pezzi unici e sublimi. Tende, arazzi e broccati che ancora oggi arredano le stanze del Vaticano e quelle del Quirinale.

Pochi sanno che ideando la Reggia di Caserta, il futuro re di Spagna sognava di trasferire le principali strutture amministrative del reame nella ricca cittadina di campagna, spostando altrove il cuore della city. Fu per questo che Carlo III pensò a un progetto a dir poco ambizioso affidandolo nelle mani dell’architetto Luigi Vanvitelli. Erano quelli, d’altronde, gli anni in cui non c’era corte in Europa che non guardasse con un pizzico di invidia alla celebre residenza voluta dal Re Sole alle porte di Parigi. Fu così che re Carlo ordinò che ne venisse costruita una più o meno identica, anche per la propria casata. Una dimora così grande e bella da poter reggere il confronto con quella costruita a Versailles. Nacque così la Reggia di Caserta, oggi dichiarata patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco. Un complesso residenziale che, con i suoi giardini, lunghi circa 2 chilometri e mezzo, è tra i più grandi del Vecchio Continente.

La cerimonia solenne della posa della prima pietra, immortalata nell’affresco di Gennaro Maldarelli, che campeggia nella volta della Sala del Trono, avvenne il 20 gennaio del 1752. I lavori durarono diversi anni, ma l’opera rimase, sia pur parzialmente, incompiuta. Nel marzo del 1773, infatti, Vanvitelli morì lasciando la direzione dei lavori al figlio Carlo il quale incontrò non poche difficoltà a ultimare il progetto secondo le idee concepite dal più illustre genitore. Nel 1795, poi, Carlo III salì al trono di Spagna e lasciò Napoli per Madrid, abbandonando anche il sogno della “Versailles casertana”. Ufficialmente, la reggia fu ultimata nel 1780. Ma tanto ci sarebbe stato ancora da fare per completare il tesoro vanvitelliano.

Il palazzo reale conta ben 1.200 stanze, molte delle quali superbamente decorate e arricchite. Il parco della Reggia, poi, è uno dei più grandiosi e monumentali al mondo. Lungo il suo percorso si snodano fontane (bellissima quella della Margherita), sculture e specchi d’acqua. Ma anche un rarissimo giardino inglese, con una gran varietà di piante, serre, aiuole e un piccolo lago. Sullo sfondo spicca la Grande Cascata: una striscia bianca scavata nella roccia, con l’acqua che scorre nel complesso monumentale di Diana e Atteone, come a chiudere in un unico magico intreccio il sogno incompiuto dei re Borbone. (seguirà)