Tombe di illustri. Ultime dimore terrene di sovrani, poeti e potenti del passato. Arche monumentali, baldacchini, sculture: opere d’arte da ammirare. Ma anche luoghi di culto, meta indiscussa di pellegrinaggi. Testimonianza viva di glorie vissute e partorite nell’epoca in cui Napoli era il giardino d’Europa, nonché capitale di uno dei Regni più potenti del Vecchio Continente. Ma non solo. Perché da Virgilio a Leopardi, passando per Salvo D’Acquisto e il più recente Totò, sono tanti i personaggi che hanno offerto le loro spoglie mortali alla terra di Partenope. Se per il cantore dell’Eneide vale il beneficio dell’inventario, perché non è mai stato accertato se veramente le sue ceneri fossero state, un tempo, sepolte nel colombario romano che si trova nei pressi dell’imbocco della Crypta Neapolitana di Posillipo, appartengono sicuramente a Giacomo Leopardi i resti qui traslati, nel 1939, dall’atrio della chiesa di San Vitale a Fuorigrotta, dove il grande recanatese era stato, inizialmente, sepolto nel 1837. E tra i poeti, come non citare Salvatore Di Giacomo: drammaturgo e saggista, autore di poesie e canzoni famosissime come “Era de maggio”, Di Giacomo è un vero e proprio simbolo della antica Napoli. Il suo corpo riposa nel Cimitero monumentale di Poggioreale all’interno del Quadrato degli uomini illustri. Si tratta di uno spicchio di camposanto ricavato da una superficie di circa 5.300 metri quadri, destinato appositamente alla sepoltura delle personalità eminenti di Partenope. Assieme a quella di Di Giacomo l’area contiene, infatti, 157 monumenti suddivisi in sette aiuole ognuna delle quali raccoglie una tomba. [charme-gallery]Tra i famosi del Quadrato, solo per citare i più conosciuti: Benedetto Croce, Francesco De Sanctis, Vincenzo Gemito, E. A. Mario, Saverio Mercadante, Ferdinando Russo, Luigi Settembrini, Raffaele Viviani, Ernesto Murolo e Nicola Antonio Zingarelli. E sempre a Poggioreale, ma a monte del Monumentale, in via Nuova del Campo, in quello che i partenopei conoscono come il Cimitero di Santa Maria del Pianto, dormono il loro sonno eterno altri figli vip di Partenope. E’ questo il caso del commediografo Eduardo Scarpetta, del grande tenore Enrico Caruso e dell’attore Nino Taranto. Ed è qui, in una cappella gentilizia, che è seppellito anche Antonio De Curtis, in arte “Totò”, l’indimenticato principe della risata. Nella vicina chiesa seicentesca di Santa Maria del Pianto, invece, si trovano le spoglie di due eminenti cardinali, Arcivescovi di Napoli, molto famosi ai loro tempi: Sisto Riario Sforza e Guglielmo Sanfelice, entrambi sepolti nella storica struttura seicentesca, rispettivamente nel 1877 e nel 1892. Ma l’elenco delle personalità sepolte a Napoli è lunghissimo e contiene decine e decine di uomini e donne che hanno fatto non solo la storia dell’antica capitale del Regno delle Due Sicilie, ma anche quella d’Italia e dell’intero Continente. L’ultimo imperatore del Sacro Romano Impero, Corradino di Svevia, è sepolto nella Basilica di Santa Maria del Carmine Maggiore. Chiamato in Italia dai Ghibellini fu sconfitto in battaglia a Tagliacozzo dall’esercito di Carlo I d’Angiò che poi ne ordinò la decapitazione a soli 16 anni in piazza del Mercato. Le sue ossa sono state inumate a pochi metri dal luogo in cui, nel 1647, fu sepolto, in pompa magna, il pescatore Tommaso Aniello d’Amalfi, al secolo “Masaniello”, leader carismatico della rivolta dei lazzari che infiammò Napoli verso la metà del XVII secolo. I resti del rivoluzionario di vico Rotto al Mercato furono successivamente dispersi per ordine di Ferdinando IV, e con molta probabilità si trovano ora proprio sotto le fondamenta della secolare basilica. E sempre sotto le navate del Carmine Maggiore si trova anche il sepolcro di Luisa Sanfelice, nobildonna napoletana coinvolta nelle vicende della Repubblica Partenopea del 1799 e il cui personaggio ispirò Alexandre Dumas (padre) nel romanzo “La San Felice”. Nella non distante Reale basilica di San Giacomo degli Spagnoli in piazza Municipio, si trova, invece il sepolcro del vicerè Don Pedro de Toledo. Il monumento funebre fu scolpito da Giovanni da Nola il quale, per completare l’opera (ultimata nel 1570), che risulta dedicata anche alla consorte di Don Pedro, María Osorio y Pimentel, impiegò quasi vent’anni. Un altro celebre figlio di Partenope è il carabiniere Salvo D’Acquisto. Vicebrigadiere dell’Arma, D’Acquisto fu trucidato a Roma dai nazisti, il 23 settembre del 1943, al posto di 22 civili innocenti. Le sue spoglie riposano ora nella monumentale Basilica di Santa Chiara, all’ombra dei Decumani, a pochi metri dal sepolcro di Ferdinando IV di Borbone, re di Napoli e di Sicilia. E a quello della Venerabile Maria Cristina di Savoia, figlia del re Vittorio Emanuele I e di Maria Teresa d’Asburgo. [charme-gallery]Sposa di re Ferdinando II, Maria morì ancora giovane, in odore di santità, dopo aver dato alla luce il primogenito Francesco, passato alla storia con il nomignolo di “Franceschiello”, l’ultimo re di Napoli. Il sepolcro di Maria Cristina si trova a non molta distanza dal celebre baldacchino funebre di Roberto D’Angiò, scolpito dagli scultori fiorentini Giovanni e Pacio Bertini tra il 1343 ed il 1345. L’opera è conservata sulla parete principale della basilica, immediatamente alle spalle dell’altare maggiore. E sempre a Santa Chiara, traslate dalla chiesa di Santa Croce di Palazzo, dove la regina si era rinchiusa prendendo i voti, sono state deposte anche le spoglie di Sancha d’Aragona, seconda moglie di Roberto D’Angiò. Pur non essendo stata ancora beatificata, Sancha è venerata beata dalla chiesa cattolica, proprio nell’ambito dell’ordine fondato dal fraticello d’Assisi. Un altro esponente di casa D’Angiò, Ladislao D’Angiò, re di Napoli e Gerusalemme, ultimo discendente maschio del ramo principale della dinastia transalpina, riposa invece nella vicina chiesa di San Giovanni a Carbonara. Mentre è sotto le navate di San Lorenzo Maggiore che sono ospitati i sepolcri di Ludovico d’Angiò, figlio di Roberto e di Jolanda d’Aragona, e quello di Caterina d’Austria, prima moglie di Carlo di Calabria, a sua volta figlio di Re Roberto. Il monumento funerario di Caterina è la prima opera eseguita in riva al Golfo dal grande scultore e architetto senese Tino di Camaino. Il sepolcro ha la forma di un baldacchino sorretto da colonnine tortili. Ed è sormontato da una cassa retta da alcune cariatidi, con tracce ancora visibili di un mosaico colorato. Da una dinastia all’altra, eccoci a un’altra nobile casata: gli Aragona, successori dei D’Angiò sul trono di Partenope. La maggior parte dei regnanti di questa storica dinastia fu sepolta nella chiesa di San Domenico Maggiore. La tomba di re Alfonso I d’Aragona (morto nel 1458) si trova, appunto, sotto le navate di questo edificio nella cui monumentale sacrestia sono custodite, su un corridoio pensile, posto a quattro metri di altezza, ben 38 casse lignee contenenti i corpi di dieci re e principi aragonesi e di altri nobili napoletani deceduti dalla seconda metà del XV a tutto il XVI secolo. Queste casse, che in origine erano sparse nella chiesa, furono raccolte nella sacrestia, nel 1594, per ordine del re Filippo II di Spagna. Si tratta di sarcofagi sontuosamente ricoperti di sete, broccati e altre stoffe preziose. Risultano disposti su due file; quella più bassa è costituita da casse piccole, per lo più senza nome, mentre quelle poste più in alto sono di più grosse dimensioni e recano, ben impressi, stemmi e nomi dei personaggi che vi sono sepolti. Tra questi spiccano re Ferrante I d’Aragona, il giovane re Ferrante II, la regina Giovanna IV, la duchessa di Milano Isabella d’Aragona e il marchese di Pescara Francesco Ferdinando d’Avalos, vincitore, nel 1525, della battaglia di Pavia contro le truppe di re Francesco I di Francia. In riva al Golfo, secondo una tradizione locale, riposerebbero il loro sonno eterno addirittura due Sommi Pontefici: si tratta di Evaristo, ritenuto il quinto Papa della Chiesa cattolica (dal 98 al 106). E di Papa Innocenzo IV. [charme-gallery]Si dice che il corpo del primo si trovi nella chiesa di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, mentre è certo che Papa Innocenzo IV (vissuto nel XIII secolo) sia stato seppellito nel Duomo di Napoli, dove fu traslato dalla chiesa di Santa Restituta. San Gaudioso si vorrebbe invece sepolto, fin dal V secolo d.C., nelle Catacombe napoletane che da lui hanno preso il nome. Da un Santo all’altro, ecco San Giuseppe Moscati. Medico, ricercatore ed insegnante, proclamato santo dalla Chiesa cattolica nel 1987, è sepolto nella chiesa del Gesù Nuovo, proprio sotto l’altare della Cappella della Visitazione. Né può essere dimenticato il vicentino Gaetano di Thiene cofondatore dell’Ordine dei Chierici Regolari Teatini: proclamato santo da Papa Clemente X nel 1671, San Gaetano riposa nella Basilica di San Paolo Maggiore. Tra gli artisti famosi sepolti nella città del Golfo, l’architetto ticinese Domenico Fontana, uno dei maestri del tardo Rinascimento. Il suo sepolcro si trova nell’atrio gotico della chiesa di Sant’Anna dei Lombardi. Il misterioso Raimondo di Sangro, principe di Sansevero, studioso napoletano e personaggio circondato da molte leggende per via dei suoi esperimenti, celebre alchimista morto a Napoli nel 1771, dorme invece il suo sonno eterno nella Cappella Sansevero, in via dei Tribunali altrimenti conosciuta come Decumano Maggiore. Uno dei maggiori scultori del Settecento napoletano, Giuseppe Sanmartino, morto a Napoli nel 1793, è sepolto nella chiesa di San Domenico Soriano. Napoletano fu anche il grande umanista Jacopo Sannazaro. Le sue spoglie sono state inumate nella chiesa di Santa Maria del Parto a Mergellina, nel quartiere Chiaia. Lì dove dal 1652 si trovano anche quelle del pittore spagnolo “Spagnoletto”, al secolo Jusepe de Ribera. Francesco Solimena, invece, altro grande pittore tardo barocco, è sepolto a Barra, nella chiesa di San Domenico. E sempre a Napoli, nella Chiesa dei Girolamini, riposa il grande filosofo Giovan Battista Vico, autore della Scienza Nuova, una delle personalità culturali più eminenti tra XVII e XVIII secolo.