Altri sette siti di Napoli diventano Patrimonio Mondiale dell’Umanità

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Un aggiornamento della Dichiarazione di Eccezionale Valore Mondiale da parte del Comitato per il Patrimonio Mondiale ha esteso la sua tutela ad altri setti luoghi presenti nella città del Golfo. Vediamo quali sono facendo un minitour cittadino tra i nuovi preziosi made in Naples. Partiamo dalla Reggia e dal Reale Bosco di Capodimonte, bomboniere dell’epoca dei Borbone, e gioielli adagiati sui verdi pendii della collina napoletana. Passiamo  poi su di un’altra collina dove impera, quella vomerese, il Castel Sant’Elmo, fortezza d’epoca medioevale della fine del 1200. La sentinella di pietra, dall’alto dei suoi 250 s.l.m., è in parte ricavata nella roccia tufacea, e da sempre protegge e veglia guardando dritto in faccia il mare ed anche il Vesuvio.[charme-gallery]

Proprio di fianco al castello c’è un altro sito promosso dall’organizzazione mondiale, la Certosa di San Martino. Quello che è oggi un polo museale d’alto livello, è stato eretto alla metà del 1300, ed è uno degli esempi più riusciti in città di architettura e d’arte barocca.  Rimanendo sempre in collina ma affacciandoci dall’altro lato del mare, altra scelta fatta è stata il Parco e la Villa Floridiana. La sua storia dice che nel giugno 1815 Re Ferdinando IV di Borbone l’acquistò per la moglie Lucia Migliaccio, duchessa di Floridia e per questo a lei fu dedicata chiamandola Floridiana. Negli anni il reale ampliò la proprietà che con  i suoi edifici divenne esempio di neoclassicismo e dove, invece,  il parco ne  esprime uno stile romantico.  Delle piante se ne occupò l’allora direttore dell’Orto botanico di Napoli Friedrich Dehnhardt  il quale ornò il parco con 150 specie di piante tra cui lecci, pini, platani, palme, bossi e una ricca collezione di camelie.

E prendendo spunto da quest’ultimo, altra location assunta a rango mondiale è proprio il Reale Orto Botanico, uno dei più grandi parchi dedicati alla flora mai visti. La struttura aprì i battenti nel 1811 e ad oggi ha una estensione di 12 ettari e ospita circa 9000 specie vegetali e quasi 25000 esemplari di piante. Incredibile vero? Dal Reale Orto, in quel che oggi è Via Foria, ci dirigiamo verso il mare, ed arriviamo alla Villa Comunale, altra scelta elevata all’eccellenza.  Di questa, sappiamo che il suo primo nucleo risale alla fine del XVII secolo, quando il viceré duca di Medinacoeli, pensando a una “passeggiata verde” che dalla Porta Reale si spingesse fino alla Crypta Neapolitana, fece piantare una doppia fila di alberi abbellendoli con l’installazione di 13 fontane.  Nel 1778-80 poi, grazie all’intervento di Ferdinando IV di Borbone, l’intera area fu trasformata in un vero e proprio parco pubblico sulla stessa falsariga di quanto Carlo III di Borbone, padre del re di Napoli, aveva fatto con il Salon del Paseo del Prado di Madrid. Ad oggi, continua ad esser protagonista della vita cittadina essendo parte fondamentale del lungomare urbano.[charme-gallery]

Dalla Riviera di Chiaia vi portiamo ora all’ultimo sito scelto dall’UNESCO  e lo facciamo salendo questa volta sulla collina di Posillipo, dove l’interesse dell’ente mondiale nato nel novembre del 1946 a Parigi, si posa su Villa Rosebery, quella stupenda residenza conosciuta dai napoletani come la “villa del presidente”. Infatti, oggi la struttura rientra tra i tre beni in Italia a disposizione del capo dello Stato per uso di rappresentanza. Breve è la sua storia, poiché il complesso nasce agli inizi del 1800 ed è un esempio di neoclassicismo napoletano. La struttura ha attraversato varie proprietà,  tra cui l’ultima referente a Lord Rosebery, statista britannico. Costui, alla sua scomparsa, ne dispose dono al governo britannico, il quale però, dopo averne usufruito per diversi anni come residenza per suoi ambasciatori, l’ha donata a sua volta, e definitivamente, all’Italia nel 1932 che  la adibì a residenza estiva della famiglie reali. C’è di che godere insomma, per queste “promozioni”, ma bisognerà al contempo, cercare  di continuare di meritarsele e di raggiungerne nuove.