Un angolo di Paradiso nel cuore della città

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A vederlo, cinquecento anni fa, nella dimora dei Serripando, avrebbe fatto senz’altro bella figura. Un pavimento lastricato bianco e blu a cingere, quasi come in un abbraccio, un vecchio pozzo posizionato esattamente al centro della scacchiera di mattonelle. Un ricco cortile, di quelli particolarmente in voga nei palazzi nobiliari dell’antica capitale del Regno di Napoli. Poco più in là, un vero e proprio giardino, copia terrena dell’Eden celeste con il suo verde lussureggiante all’ombra dei porticati. Due modi diversi di concepire un chiostro. Due opere d’arte nel centro storico di Napoli, fuse in un’unica realtà, tutta da visitare: quella della casa dei padri Oratoriani di San Filippo Neri, meglio noti alle cronache religiose come Girolamini.

Succede in via Tribunali. Qui, infatti, in una delle insulae che un tempo costituivano il nucleo originario della Partenope antica, sorge uno dei monumenti più imponenti della città: la chiesa dedicata alla Natività di Maria e a Tutti i Santi. L’impianto fu costruito tra la fine del ‘500 e i primi anni del ‘700 al posto dello storico palazzo dei Serripando, casato che aveva dato i natali a uno dei campioni della Controriforma, il cardinale Girolamo Serripando, capo degli Agostiniani. Gli spazi, i vani e molti dei pavimenti dell’antica dimora, donata agli Oratoriani dall’allora arcivescovo, furono inglobati nel nuovo complesso edificato a pochi passi dalla cattedrale.[charme-gallery]

Una sorte non nuova a Napoli, toccata anche ad altri edifici patrizi come quello del principe Sanseverino destinato a diventare la chiesa del Gesù Nuovo. Grazie ad acquisizioni e donativi di terreni da parte dei fedeli e all’abbattimento di alcuni caseggiati, i Girolamini lo ampliarono, facendone uno dei più grandi in assoluto della capitale. La nuova chiesa degli Oratoriani, nelle sue forme classicheggianti, sembra discostarsi dalle altre strutture sorte, nel corso dei secoli, nella città del Vesuvio. La “casa” dei Girolamini, infatti, ha un’impronta monumentale tipica del Rinascimento toscano. Vero fiore all’occhiello del complesso, tuttavia, sono proprio i due chiostri. Il primo, detto maiolicato, fu realizzato grazie all’inventiva di Giovanni Antonio Dosio. Il secondo reca la firma degli architetti Dionisio di Bartolomeo e Dionisio Lazzari.[charme-gallery]

Il più piccolo dei due spazi deve il suo nome ai colori delle piastrelle che si alternano sul pavimento. Mattonelle in cotto e in maiolica bianche e blu che si rincorrono quasi a formare una fitta scacchiera. Il complesso porticato che lo racchiude fu realizzato alla fine del ’500, utilizzando il preesistente spazio del cortile del palazzo. Al centro del pavimento svetta un pozzo che risale al XVI secolo. A pochi passi dal chiostro piccolo ecco il secondo e più lussureggiante “chiostro dell’Aranceto” – così detto dalle coltivazioni degli aranci – o “chiostro grande”. A tutti gli effetti, una sorta di giardino seicentesco. L’area con le piante si trova ad una quota più bassa rispetto a quella del suolo ed è collegata all’ambulacro, il corridoio che cinge il coro e l’abside della chiesa, tramite una scala. Scorciatoia, è proprio il caso di dirlo, per l’angolo di paradiso riservato ai Girolamini.