Va’ a vasà ‘o pesce ‘e San Rafèle (letteralmente: “vai a baciare il pesce di San Raffaele”). Era questa la frase che, sino a qualche decennio fa, genitori, parenti ed amici rivolgevano alla belle ragazze in cerca di marito oppure con voglia di gravidanza. Un bacio al pesce che la statua di San Raffaele, ospitata nella omonima chiesa del rione Materdei a Napoli, reca in mano. Ebbene, a questo rito, fino a non molti decenni fa, erano dedite “zitelle” e aspiranti partorienti della città di Partenope, in special modo il 24 ottobre, data che un tempo la liturgia faceva coincidere con la festa del Santo (ora San Raffaele si celebra il 29 settembre). L’immagine del Santo Arcangelo, secondo l’iconografia tradizionale (che ha le sue origini nel racconto biblico del Libro di Tobia) è sempre stata raffigurata con alcuni pesci in mano.
Una consuetudine popolare che unisce il sacro e profano, mescolando l’elemento marino del pesce e quindi l’antica simbologia del protocristianesimo con un quasi esplicito riferimento sessuale, sia pure, però, in un uso benevolo anche se esagerato. Il giorno della ricorrenza, nella chiesetta di Materdei, la statua di San Raffaele viene esposta per far si che non solo le donne in cerca di marito ma anche quelle in cerca di fertilità possano baciare il pesce chiedendo l’intercessione al Patrono. Certo, ora l’usanza è andata un po’ scemando. Però, care signore in attesa del grande amore, oppure desiderose di diventare madri, perché non segnare in agenda la data del 24 ottobre? Poi sta a voi decidere se credere o meno nelle usanze popolari. San Raffaele è lì che vi aspetta.