Si inaugura il 5 ottobre al Museo Archeologico Nazionale di Napoli la mostra di fotografie di Pino Codispoti. “P_ReESISTENZE” è un percorso fotografico che attraversa la storia di Badolato, antico borgo calabrese, terra natale dell’artista che opera da anni nella valorizzazione e gestione dei beni culturali.
La mostra, che si chiuderà il 6 gennaio 2019, è una collezione di ‘’memorie’’ e tracce del passato mettendo a fuoco particolari e dettagli che connotano l’attuale paesaggio urbano e di quel che resta della città vecchia, dai primi piani dedicati alle abitazioni ormai abbandonate ai ruderi e le rovine sparse, fino ai piccoli elementi di spazi domestici ormai fatiscenti un tempo vivi e vissuti. E’ un viaggio che rievoca l’anima e lo spirito del borgo ma anche nei sentieri che hanno forgiato il carattere e l’immaginario di Codispoti.
Il progetto fotografico P_ReESISTENZE punta anche a un più ampio coinvolgimento ed è cosi che è nato il workshop creativo P_ReESISTENZE/LAB, un laboratorio volto ad ampliare il percorso espositivo per attivare una solida cooperazione tra gli attori della filiera culturale e artistica del territorio. “Con il proposito di avviare una serie di reAZIONI a catena per ingenerare una partecipazione attiva del fruitore – spiega Codispoti – Grazie alla preziosa collaborazione di Vincenzo Squillacioti, gli scatti sono stati affidati ai veri portatori di quella cultura e delle tradizioni del nostro Borgo che, ispirati dall’immagine, hanno raccontato la storia e le storie di Badolato per creare delle didascalie dedicate e condividere il processo creativo dell’intero progetto. Il percorso della mostra P_ReESISTENZE è diventato, dunque, un lavoro corale interamente dedicato all’esercizio della memoria, bene collettivo di inestimabile valore”.
Il direttore del Museo Archeologico di Napoli, Paolo Giulierini, spiega così le ragioni dell’esposizione: “Con grande piacere il Museo Archeologico sostiene e ospita la mostra, dopo la tappa di Badolato, perché negli obiettivi della sua mission ha anche quello di indagare e recuperare il passato, con ogni mezzo, per favorire un futuro più consapevole, che ospiti persone sensibili ed aperte ad ogni forma di cultura”. Giulierini, infatti, osserva che ammirare “le fotografie di Pino Codispoti equivale a fare un viaggio temporale nel passato, una sorta di scavo archeologico tra abitazioni ora dirute, ma che hanno ospitato voci, emozioni, speranze, in ultima analisi vita. È questa una sensazione che tutti noi proviamo quando ci accingiamo a ricollegarci con le antiche generazioni. Un contesto di questo tipo poteva essere molto simile a quello che seguì qualche anno dopo la caduta di Roma, la distruzione dei palazzi micenei, più semplicemente la vista dei centri costieri senza più abitanti dell’antica Etruria descritti da Rutilio Namaziano nella tarda età imperiale. Eppure, anche rispetto all’abbandono, la vita prepotentemente risorge: fili d’erba, radici, alberi si sostituiscono alle persone e di questo nuovo mondo l’arte fotografica ne coglie il segreto diffondersi – conclude Giulierini -. A poco a poco ricominciano a farsi sentire quelle antiche voci e si riannodano, grazie ad uno straordinario progetto, con quelle di nuovi arrivati. Il miracolo del ritorno dell’uomo si ripete, la vita di nuovo trionfa, la fotografia la documenta, l’archeologia torna nel soffitto”.