Il dialetto napoletano diventa patrimonio dell’Unesco

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Napoli, fortissimamente Napoli! Arriva un altro riconoscimento per la città della sirena Partenope. E questa volta a beccarselo è la sua storica lingua: il napoletano. Sì, avete letto bene: lingua, non dialetto. A sancirlo è nientedimeno che l’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura la quale, parlando del “napoletano”, ammette, senza alcuna remora, che con le sue parole, “non è un dialetto, bensì una lingua”. Ma c’è di più. Insieme a questo riconoscimento, infatti, l’Unesco considera ufficialmente la “vulgata partenopea” come patrimonio per l’intera umanità!

Diffuso un po’ in tutto il Sud, ma parlato anche in Abruzzo, Molise e Lazio, il napoletano è secondo, in Italia, soltanto alla lingua ufficiale (l’Italiano). Ed ha abbattuto ogni tipo di barriera geografica, valicando gli oceani grazie ai successi della canzone classica napoletana, anche se pian piano si sta “involgarendo”. Soprattutto fra i giovani, dove tanti termini stanno assumendo “connotati volgari” o poco riconducibili all’originale significato. Un destino capitato un po’ a tutte le lingue.

E’ successo anche all’inglese, ad esempio, che negli Usa sta subendo l’aggressione lessicale dello spagnolo. E alla stessa lingua italiana, sempre più contaminata da dialetti ed inglesismi. Ed accade al napoletano alle prese con le evoluzioni linguistiche del terzo millennio. Il resto lo hanno fatto, e lo stanno facendo tuttora, il mancato insegnamento di questa celebre lingua e il suo andare man mano deteriorandosi. A tal punto che l’Unesco si è indotta a correre ai ripari riconoscendola come un “patrimonio da tutelare non solo per l’Italia ma per il mondo intero”.

Insomma: un bene prezioso. Da difendere e preservare a tutti i costi. Perché Napoli e ‘o “dialetto” sono una cosa sola. Da custodire gelosamente in cassaforte. Guai a lasciarselo scappare!! Capito “guaglioni”?

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