L’Italia candida la pizza napoletana a patrimonio mondiale dell’Unesco

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Una pizza per l'Unesco

“Con il riconoscimento della pizza come patrimonio dell’Unesco si tutela un business che solo in Italia ha raggiunto i 10 miliardi di euro, nelle circa 63mila pizzerie e locali per l’asporto, taglio e trasporto a domicilio dove lavorano complessivamente oltre 150mila persone”. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti a commento del via libera della Commissione Italiana Unesco, presieduta da Giovanni Puglisi, all’iscrizione dell’arte della pizza nella lista Unesco del patrimonio culturale immateriale dell’umanità, a sostegno del quale sono state 300mila le firme raccolte da parte della Coldiretti insieme all’Associazione Pizzaiuoli Napoletani e alla fondazione UniVerde dell’ex ministro dell’Agricoltura Alfonso Pecoraro Scanio.

Entro il 31 marzo, dunque, la candidatura dell’Arte tradizionale dei pizzaiuoli napoletani sarà inviata a Parigi affinché possa essere valutata dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura nel corso del 2016. Il dossier sarà materialmente consegnato alla sede dell’Unesco lunedì 30 marzo. Da quel momento inizierà un lungo e complesso negoziato internazionale che coinvolgerà oltre 160 Stati. Per conto dell’Italia il negoziato sarà condotto dal prof. Pier Luigi Petrillo che recentemente ha fatto ottenere il prestigioso riconoscimento dell’Unesco alla pratica agricola della coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria.

“Sono certo che l’iscrizione dell’arte dei pizzaiuoli napoletani entro la prestigiosa Lista Unesco, ove confermata dall’Organizzazione parigina, contribuirà a promuovere a livello internazionale le tradizioni eno-gastronomiche italiane, tutelandone l’eccellenza e, al tempo stesso, valorizzando lo stile di vita sostenibile che esse incarnano” ha dichiarato il presidente Puglisi, all’indomani della riunione, nella sede di Palazzo Firenze a Roma, del consiglio direttivo dell’organismo internazionale che ha deliberato quali saranno le nuove candidature italiane alla Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’Umanità, istituita in seno alla Convenzione Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale.

“Sono particolarmente orgoglioso – ha aggiunto Puglisi – del lavoro svolto dalla nostra Commissione Nazionale che ha scelto, nell’anno dell’EXPO 2015 di Milano dedicata al tema dell’alimentazione (Nutrire il Pianeta, Energie per la Vita), di promuovere e valorizzare una delle più significative tradizioni artigiane e gastronomiche italiane”. L’arte dei pizzaiuoli napoletani, infatti, ha proseguito Puglisi: “riunisce in sé importanti valori sociali e culturali, riflettendo lo spirito di una comunità, come quella partenopea, da sempre simbolo del nostro Paese nel mondo”.

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“La decisione della Commissione Nazionale Unesco ci riempie di gioia – ha aggiunto, dal canto suo, il ministro Maurizio Martina – soprattutto perché arriva a pochi giorni dall’inaugurazione dell’Esposizione Universale, a Milano, dedicato ai temi della nutrizione. La scelta del governo italiano di presentare a Parigi, quale unica candidatura nazionale, quella dell’arte dei pizzaiuoli napoletani, rappresenta il modo migliore per riaffermare l’importanza che il patrimonio culturale agroalimentare ha per l’Italia. E’ una decisione rilevante anche per contrastare quei fenomeni di imitazione di questa antica arte italiana e rilanciare le tecniche tradizionali di produzione, tramandate di generazione in generazione”.

“Con la decisione della Commissione italiana Unesco di candidare l’ ‘Arte dei Pizzaiuoli Napoletani’ inizia un negoziato internazionale che – continua la Coldiretti – coinvolgerà 163 Stati con valutatori indipendenti che saranno chiamati ad esaminarla per decidere entro il 15 novembre 2016 se iscriverla nella lista Unesco del patrimonio culturale immateriale dell’umanità”. “Ora l’impegno si sposta a livello internazionale per difendere e tutelare un prodotto simbolo dell’identità nazionale conosciuto in tutto il mondo”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “quando un prodotto diventa globalizzato il rischio è che se ne perda l’origine ed è proprio il caso dell’arte della pizza”.

Ed ora un po’ di dati sul più celebre dei “dischi di farina”. In caso di via libera a Parigi, l’arte della pizza sarebbe il settimo “tesoro” italiano ad essere iscritto nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco, che comprende a livello mondiale 348 elementi iscritti. L’elenco tricolore comprende anche l’Opera dei pupi (iscritta nel 2008), il Canto a tenore (2008), la Dieta mediterranea (2010) l’Arte del violino a Cremona (2012), le macchine a spalla per la processione (2013) e la vite ad alberello di Pantelleria (2014). Per quanto concerne invece le cifre di questa autentica ghiottoneria, vale la pena ricordare come ogni giorno solo in Italia si sfornino circa 5 milioni di pizze per un totale di un miliardo e mezzo all’anno anche se – sottolinea Coldiretti – “i maggiori ‘mangiatori’ sono diventati gli Stati Uniti che fanno registrare il record mondiale dei consumi con una media di 13 chili per persona all’anno, quasi il doppio di quella degli italiani che si collocano al secondo posto con una media di 7,6 chili a testa”.

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