Tanti auguri a te, cara Margherita!! Non esiste compleanno più gustoso e saporito di quello della Pizza Margherita. Da oltre cent’anni, il celebre “disco tricolore” ha invaso il mondo portando in ogni dove i gusti e i sapori della cucina tipica napoletana. Ma vediamo qual è il lungo percorso attraverso il quale si è arrivati ad ottenere la “regina” per eccellenze delle pizze. La fonte delle notizie che citeremo è il magazine.expo2015 che, in un articolo a firma di Stefano Carnazzi, tratta molto analiticamente l’argomento. Noi cercheremo di sintetizzarlo. Si parte dal Neolitico, perché è solo in quest’epoca che si inizia ad usare, per cucinare, cibi o farine cotti su pietra rovente. Mentre il lievito compare molto più avanti grazie agli antichi egizi.
Furono poi i romani ad iniziare ad usare (e a cuocere) le farine plasmandole a mo’ di “schiacciata”: una sorta di disco che spesso veniva utilizzato come “contenitore” commestibile per altre pietanze. Nel VII secolo iniziò a farsi largo, nella vulgata popolare, una parola somigliante all’attuale “pizza”: era “bizzo-pizzo”, vocabolo di origine gotica, con contaminazioni longobarde, pronunciato per descrivere un pezzo di pane o una focaccia. Nel Medio Evo questo cibo “povero”, riservato normalmente al popolino, fu per la prima volta etichettato, in maniera chiara, con il termine “pizza”. Ed accadde per indicare una focaccia sfornata a Gaeta.
Dal 1300 in poi il vocabolo appare spesso citato su diversi documenti, anche della Curia Romana, diventando sempre più d’uso comune. In particolar modo a Sud del Garigliano, dove la “pizza” si trasforma in una sorta di must. Nel 1535, il poeta Benedetto di Falco, in un suo scritto, chiarisce ancora di più l’uso corretto del vocabolo e scrive “dice che la focaccia, in Napoletano è detta pizza”.
Dal 1600 in avanti inizia a prendere sempre più le attuali sembianze. Anche se non siamo ancora alla “Margherita” come la conosciamo tutti. Un disco di pane condito e saporito sempre più presente sulle tavole soprattutto nel Sud dello Stivale. Ma torniamo al racconto. E’ agli albori dell’epoca moderna che l’olio inizia a sostituire lo strutto nella ricetta di preparazione e fanno la loro comparsa nella preparazione di questa chicceria anche le erbe aromatiche come il basilico. Fu il maestro Nicola ad usarlo per prima nella sua ricetta della pizza alla “Mastunicola” (da qui forse il dialettale “vasunicola” per indicare il basilico). Da questo momento il basilico diventa il condimento di base per non dire fondamentale nella pizza. Nel 1750, una “bacca” dalle americhe fa la sua apparizione in Europa: si tratta del pomodoro. Ed è subito amore tra pizza e oro rosso. Da allora, infatti, il celebre disco cambia completamente volto. E sapore. Ad inizio 1800 la pizza, rimasta fin lì un prodotto del popolino, inizia a farsi largo anche nei menù della casa regale. Re Ferdinando IV di Borbone infatti, la propone ai suoi ospiti durante i grandi ricevimenti, e si dice anche che venisse cotta negli stessi forni in cui si cuocevano le pregiatissime ceramiche di Capodimonte.
Nel 1858 poi accade che in uno scritto di Francesco De Boucard, compaia la ricetta della pizza Margherita come la conosciamo oggi. E quindi molti ritengono che sia questa la sua data di nascita ufficiale. Ma in realtà, secondo noi, siccome nello scritto viene indicato che il pomodoro è un elemento sì presente, ma opzionale (“talora si fa uso” è scritto), è evidente come questa non possa essere intesa come la sua vera e propria “nascita”. La Margherita, infatti, senza “l’obbligo del pomodoro”, non è più lei. E’ un’altra cosa. E arriviamo quindi a quel giugno del 1889, quando il cuoco della Pizzeria Brandi il maestro Raffaele Esposito (il locale è ancora esistente a Napoli ed è gestito dalla famiglia Pagnani), in onore delle Regina Margherita di Savoia, in quei giorni presente a Napoli, insieme con il marito, il re Umberto I, nella dimora di Palazzo Reale, creò la “Margherita” così detta, appunto in suo onore, come la mangiamo ancora oggi e cioè con pomodoro, mozzarella e basilico, riproducendo in un piatto quindi il famoso tricolore italico.
E tant’è amici di pizza e soprattutto della succulenta “Margherita”. Speriamo ora si completi un ultimo atto. Che l’Unesco, così come richiesto dall’Italia, la riconosca nel patrimonio culturale immateriale dell’umanità.