Il buon vino da tre generazioni

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Che la scienza sia messa al bando. Che i cultori, quelli a cui piace riferir di tecniche, dosaggi, percentuali, e snocciolar numeri, dati e fredde misure, siano menati al confino. E’ tiepida l’aria, è mielata l’atmosfera, è odoroso il momento. E’ colorato, sopra ogni cosa, il banchetto. Che le papille s’adoperino, ché il tempo del gusto è giunto ancora e ancora giungerà. C’è del pesce, sui piatti che anticipano il pasto, e c’è quel bianco che sa farlo sopire. Greco di Tufo è il nome suo, ha sfumature di vaniglia e un retrogusto di pesca e mandorla. Che se l’arrosto riempie il desinare, o se lo fanno caseari, meglio se piccanti, nulla da eccepire: l’ugola si bagnerà di buon Taurasi. C’è poi quel Fiano, a cui piace molto inondar crostacei. E Lacrima Christi, che meglio d’ogni altro prende per mano la selvaggina. Per il resto, non c’è misura di cui parlare, non c’è dato da riferire. Solo sapore. Ché è il motto della famiglia Crogliano, che tre generazioni si passano di bocca in bocca, di memoria in memoria. Perché sia risaputo e ribadito che “… c’è chi afferma che produrre vino sia una scienza… che questi discorsi sono inutili a tavola… davanti ad un’ottima pietanza… abbinata ad un ottimo vino”. Dire, non c’è verso di dire. Gustare, quello sì che s’ha da fare. E allora se saggezza c’è da richiamare, che saggezza sia, sin dall’adagio che regola il buon lavoro di casa Crogliano: “… tutto ciò che merita di essere fatto, merita di essere fatto bene”. [charme-gallery]E non v’è eccezione alla regola. Montefalcione, piena Irpinia, lungo la via residenziale. Eccola ergersi la casa delle belle botti, del nettare prodotto, dell’uva che diviene poesia. Era una cantina, piccola e modesta. Tre generazioni l’hanno resa un’azienda. Uno stabilimento su 2.500 metri quadrati, dove ogni fase della produzione è curata ricordando antiche tecniche, le più folkloristiche, le più efficaci, quelle che fanno sgorgare buon vino, e solo quello. Si va dalla selezione delle uve, fin dai chicchi e dalla vendemmia. Si passa per la raspatura, la pigiatura. Così il mosto, filtrato e spogliato di bucce, viene allestito alla fermentazione in fusti massicci in solido acciaio. Verrà il tempo degli affinaggi, per giungere, al fine, alle manovre degli imbottigliamenti. “Un processo delicato – spiegano dall’azienda – in ogni suo passaggio”. Delicato, in ogni dettaglio, in ogni tassello da incastonare. Un processo che, uguale, forgia nettare di vite da tre generazioni ed una gran bella quantità di lustri. Così, nello stabilimento Crogliano, si fanno i menzionati Taurasi, Fiano, Lacrima Christi. Così, seguendo la tradizione della vecchia cantina, si fa nascere la Falanghina, l’Aglianico e il Coda di Volpe. Così, solo così, si fa buon vino.

Cantine Crogliano
Area Pip, via Stazione – Montefalcione (Av)
Tel. 0825.973208; 0825 756050
www.cantinecrogliano.com