Ricetta molto adatta alle giornate di freddo del periodo invernale, e se preparata anche con persone speciali o in occasioni particolari, resterà indelebile nella vostra memoria. Così come lo è stato per il nostro amico Gianluca, procidano doc, che spesso ci scrive quelle che abbiamo definito “le storicette”, le ricette legate ad una storia. Pubblichiamo così come riceviamo.
“La cucina della mia splendida isola è molto ricca di pesce, ma un tempo non era così. Anticamente il pesce prelibato era una prerogativa delle famiglie benestanti mentre, sulle tavole dei meno agiati, erano diffusi prodotti ittici di poco costo come le alici in tortiera oppure indorate e fritte e il merluzzo cucinato all’acqua pazza, con pomodorini, aglio, olio e peperoncino. E poi, proprio per chi non se lo poteva permettere c’era, e c’è ancora oggi grazie al fatto che è una ricetta fantastica per la sua semplicità, la tradizione di preparare “u pesc fiut”(il pesce fuggito, scappato). Con il pane raffermo, acqua calda, aromi, aglio, qualche pomodorino e solo il desiderio di mangiare un pesce, che infatti non ci sarà nel piatto, si prepara infatti una veloce ed economica pietanza che è, dialettalmente scritto, buona assaje!!
Io ho un ricordo bellissimo, quasi commovente, legato a questo piatto e ancora oggi quando ne sento parlare, oppure ho la fortuna di mangiarlo, mi emoziona. E per questo ve lo racconto prima di spiegarvi come si prepara qui a Procida. Andavo alle superiori e come sempre all’avvicinarsi del Natale ogni scusa era buona per fare “filone” (festa non autorizzata a scuola). Quell’anno, al quale vanno i miei ricordi, faceva particolarmente freddo e la mancanza di stufe nelle aule innescò una vera e propria sommossa con un susseguirsi di scioperi ad oltranza. Io frequentavo il secondo anno del Nautico e insieme alla mia classe decidemmo di aderire allo sciopero auto dichiarato anche perché il compito di matematica e le interrogazioni di marinaresca da affrontare prima delle feste non erano proprio un gran divertimento. In quel giorno, ricordo ancora che era una giornata bellissima e il vento tirava forte e insieme ad alcuni amici più grandi decidemmo di uscire in windsurf. Allora non esistevano i social o i telefonini e dopo un estenuante organizzazione fummo pronti con le tavole sulle macchine dei già maggiorenni, e con il resto dell’attrezzatura portata in spalla sulle vespette 50. Uscimmo nonostante il freddo pungente.[charme-gallery]Ma fu bellissimo, perché il vento era forte e l’onda perfetta. Mai avremmo perso il primo giorno di una ponentata perfetta. Io e mio fratello avevamo due mute una più pesante e una estiva. Quel giorno decisi di mettere io quella più fine per ricambiare il favore a mio fratello che in quell’occasione mi fece usare la vela piccola che avevamo per il surf, in virtù del fatto che ai quei tempi ero ancora molto leggero e non sarei mai riuscito a surfare con quel vento con l’altra vela più grande perché sarebbe occorso più forza e più peso corporeo. Fu un giorno fantastico e quando tornammo a casa eravamo tutti un po’ infreddoliti ma molto, molto felici. In spiaggia, non avevamo dove cambiarci e senza levare la muta da dosso, ma infilando solo con il giubbotto di sopra ci avviammo verso le nostre abitazioni credendo di poter fare una doccia calda e riposare. Per me non fu cosi poiché avevo promesso di aiutare papà nel suo lavoro ,e cosi feci. All’inizio la doccia calda fu di aiuto ma dopo il “freddo addosso” non mi dava tregua. Tornato a casa in serata però non potevo far intuire che avevo freddo e quindi decisi di fermarmi a mangiare dalla nonna. Nonna Maria capi tutto e disse : adesso ci penso io e preparò uno dei più spettacolari piatti di “pesce fiut”. Indimenticabile. Indelebile nella memoria per bontà e appropriatezza del momento. La Nonna, lo preparò cosi e io da allora lo preparo preciso preciso come lei. Vi spiego come fece. Prendete appunti.
Ingredienti: pane del giorno prima, aglio , olio, prezzemolo, sedano, qualche pomodorino e peperoncino
Mise a bollire l’acqua con dentro il prezzemolo, il sedano, lo spicchio d’aglio e qualche pomodorino del piennolo e la fece bollire sin quando, quasi del tutto “ritirata”, non ebbe ottenuto un sughetto simile a quello del pesce all’acqua pazza. A fine quindi, in due piatti, uno per me ed un altro per lei, mise dei pezzi di pane raffermo appena tostati in un pentolino con olio e peperoncino, e ci versò sopra quel sughetto preparato piano piano, con l’accuratezza e l’amore che solo Lei poteva avere. Lei accompagnò il piatto con un bicchiere di vino locale ed io, invece, ancora inesperto, con dell’acqua. Ovviamente mi appellò “pivello”, proprio perchè non apprezzavo ancora un buon bicchiere di vino bianco.
Questa la storicetta di un piatto semplice e veloce da preparare, che se mangiato in un’occasione speciale o particolare, resterà indelebile anche nei vostri ricordi come è avvenuto per me. E sarà,probabilmente, tra i piatti più buoni che abbiate mai mangiato.