Nuove domus aperte e restituite alla storia nell’aerea archeologica degli scavi di Pompei in questo ultimo anno. L’isola di Capri sullo sfondo, lo scoglio di Rovigliano davanti, a fare bella mostra di sé nella cornice del Golfo di Napoli. E’ questa la veduta mozzafiato che si ammira dalla “Domus dei Mosaici Geometrici“, una delle più grandi dell’antica Pompei. Così denominata per la ricca decorazione pavimentale con le tessere disposte su motivi a labirinto e a scacchiera, la Domus, al massimo del suo splendore, poteva vantare più di sessanta stanze ed una scenografica disposizione a terrazze che offrivano uno straordinario colpo d’occhio sulla valle del Sarno. Probabilmente di proprietà di un potente uomo politico del posto, l’edificio fu abbandonato nel 62 d.C., dopo il violento terremoto che danneggiò l’area vesuviana. Poi l’eruzione pliniana del 79 fece il resto, coprendo tutto sotto una fitta coltre di cenere e lapilli, fino alla prima metà dell’Ottocento, quando la dimora fu riportata alla luce.
La casa dei Mosaici è solo l’ultima villa, in ordine di tempo, a essere stata riconsegnata alle visite del pubblico. E’ accaduto lo scorso mese di novembre, quando, ultimati i lavori di restauro, la Domus della Regio VIII è rientrata ufficialmente nel circuito turistico degli Scavi di Pompei. E’ questo, comunque, soltanto di uno dei tanti gioielli recentemente tirati a lucido nel prezioso scrigno del polo archeologico mariano, le insulae della “città sepolta”.
Durante l’anno appena trascorso, infatti, la piccola urbe del Vesuvio si è lentamente svelata allo sguardo incantato dei suoi estimatori, come la più dolce e conturbante delle dive, riconsegnando sprazzi di quell’antica bellezza. Non solo case e ville patrizie, però. Ma anche strade, vicoli e spazi pubblici. Tornati a nuova vita grazie ai lavori finanziati dalla Ue nell’ambito del “Grande progetto Pompei”. E’ accaduto così che un intero quartiere della zona sud – un’area di 50mila metri quadrati della Regio VIII – tornasse finalmente visitabile. Ecco allora brillare la Casa della Calce, che deve il suo nome al ritrovamento, sul pavimento di una sala, dei resti dell’impasto della calce, segno che quando arrivò la catastrofe, nell’abitazione – chiamata anche Casa di Popidius Celsinus – era ancora attivo un cantiere.
E poco più in là l’Orto botanico, in realtà una domus a due piani con tre ingressi, così chiamata dall’Orto che effettivamente fu realizzato in loco. E ancora, l’Odeion (o Teatro Piccolo), a ridosso di Porta Stabia. E la Casa della Regina Carolina, dal nome della regnante dell’epoca Carolina Murat, con i suoi preziosi affreschi del IV stile. In questo angolo di Pompei, affacciato su via dell’Abbondanza, si sono rifatte il look anche la Casa del Cinghiale con il mosaico del vestibolo (età imperiale) in cui compare un cinghiale assalito dai cani.E la Casa dei pigmei, così detta dall’affresco che raffigura scene di vita di alcuni pigmei sulle sponde del Nilo, testimonianza dello stretto legame dei romani con l’Egitto.
Pensate sia tutto? Niente affatto. Poco prima di Natale, come tante piccole strenne, sono arrivate altre nuove aperture. Dal Piccolo Lupanare o “Lupanariello” alla Domus di Obellius. Nel primo caso, si tratta di un vano della Regio IX, forse parte di un alloggio privato, dedicato al piacere, con sulle pareti dipinte alcune scene erotiche su fondo bianco. Nel secondo, di una delle dimore più articolate della città, con un grande atrio in cui troneggiava un’enorme cassaforte destinata, con ogni probabilità, alla custodia del tesoro di famiglia.
Scavata nel 1911, la Domus apparteneva a un certo Obellius Firmus, quasi sicuramente un politico. Il suo nome spicca, infatti, sulle pareti esterne nonché in una serie di iscrizioni elettorali mentre la sua tomba (era già morto quando il vulcano eruttò) è stata rinvenuta a Porta Nolana. Restauri completati e apertura definitiva, infine, anche per la casa del ricco Marco Lucrezio Frontone. Questo edificio ha una notevole importanza dal punto di vista artistico. Al suo interno si conservano, infatti, alcune delle pitture parietali più raffinate di Pompei, tra cui l’affresco che raffigura l’uccisione di Neottolemo da parte di Oreste. In una delle stanze furono trovati, inoltre, gli scheletri di cinque adulti e tre bambini schiacciati dal crollo del tetto durante l’eruzione. Last but no least, anche la Casa dei Vettii, con le sue celebri raffigurazioni erotiche, è tornata parzialmente visitabile.
Era rimasta chiusa per 12 anni, ma gli interventi di consolidamento consentono di poter visitare, per il momento, l’ingresso, l’atrio con i cubicola circostanti e il triclinio con i suoi affreschi mitologici. La Domus dei Vettii è tra le più ricche e famose di Pompei, posta sotto la protezione di Priapo, raffigurato a destra della porta, apparteneva ai fratelli Aulus Vettius Restitutus e Conviva, liberti arricchitisi grazie al commercio. Le meraviglie della “città sepolta” di recente riportate alla luce, per ora, si fermano qui. Ma a Pompei si continua a lavorare ed a scavare per restituire al mondo un bene che è patrimonio dell’umanità intera.