Villa Pausilypon, sul mare di Posillipo il mondo perduto di Vedio Pollione che solleva dagli affanni

Dalla grotta di Seiano scavata per 770 metri nel tufo, si apre il Parco Archeologico di Pausilypon e Parco Sommerso della Gaiola. Qui, sopra e sotto le onde, si ammira la dimora del patrizio romano con tanto di teatro e vasche per le murene

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Villa Pausilypon
Villa Pausilypon, la villa romana di Vedio Pollione sul mare di Posillipo

Villa Pausilypon. Una porta aperta nel continuum spazio-tempo per un salto nel passato di duemila anni. Arthur Conan Doyle, inventore di Sherlock Holmes, sarebbe impazzito di gioia scoprendo che l’idea del suo libro “Il mondo perduto” è realtà all’ombra del Vesuvio. La porta in questione è la grotta di Seiano, che attraversa il promontorio della collina di Posillipo da Coroglio alla Gaiola. La grotta è in realtà una lunga galleria (circa 770 metri), scavata ad arte, agli inizi del primo secolo d.C., nel tufo giallo della collina utilizzando tecniche ancora in parte sconosciute. è probabile che fu realizzata su progetto di uno schiavo liberato, valente architetto e ingegnere, il cumano Lucio Cocceio Aucto, padre, tra l’altro, della più famosa Crypta Neapolitana.

Villa Pausilypon
Grotta di Seiano

Dopo il crollo dell’impero, la galleria non fu più utilizzata e venne dimenticata. Era venuta meno la sua funzione di collegamento tra le numerose ville dei patrizi romani della collina di Posillipo con Puteoli, città per lungo tempo porto commerciale di Roma. Quasi mille anni dopo, nel 1456, Alfonso I d’Aragona ne dispose il recupero perché riteneva particolarmente utile un collegamento diretto della città con Bagnoli. I lavori furono eseguiti in maniera alquanto approssimativa, tanto che nuovi crolli resero la grotta impraticabile quasi subito, fino a farla cadere di nuovo nell’oblio. Fu riscoperta in tempi relativamente recenti, nel 1840, durante i lavori di costruzione della nuova strada di Posillipo. Ferdinando II di Borbone, affascinato dal ritrovamento, volle entrarvi personalmente contro il parere dei tecnici che lavoravano al cantiere e della sua corte di accompagnatori. Una volta uscitone, non perse tempo e ne dispose l’immediata ristrutturazione e la riapertura. Da allora, la grotta di Seiano non è stata più dimenticata dai napoletani, ma è stata chiusa e riaperta innumerevoli volte. Ovviamente, come avvenne per tutte le centinaia di grotte tufacee napoletane, durante la seconda guerra mondiale, fu trasformata in ricovero per la popolazione locale nel corso dei bombardamenti aerei.

Villa Pausilypon
Villa Pausilypon – Grotta di Seiano

Dagli anni Sessanta a metà degli anni Ottanta, fu addirittura adoperata come magazzino di stoccaggio dai contrabbandieri di sigarette che, a bordo dei loro potenti motoscafi blu, animavano il Golfo con rocambolesche fughe dalle altrettanto potenti vedette della Guardia di Finanza.Nella grotta di Seiano si entra lasciandosi alle spalle il panorama spettrale della stupenda baia di Bagnoli, ferita dagli scheletri industriali di ciò che resta del più moderno stabilimento siderurgico degli anni Settanta. Fu chiuso perché reso improduttivo e inutile dalle “quote acciaio” stabilite dalla Comunità europea. Si percorrono oltre settecento metri di semioscurità squarciata dalla luce di tre aperture che affacciano a strapiombo sulla scogliera tufacea di Trentaremi, col suo mare spumeggiante. All’improvviso, dopo il buio, la luce. Si entra nel Parco Archeologico del Pausilypon ed il Parco Sommerso di Gaiola, una tra le ville imperiali romane meglio conservate.

Villa Pausilypon
Villa Pausilypon

Oggi il Parco è gestito dalla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Napoli, e la gestione e lo sviluppo della struttura sono affidati al Centro studi Interdisciplinari Gaiola onlus, composto da naturalisti e archeologi. Proprio questi giovani studiosi hanno contribuito concretamente a recuperare e rendere fruibile al pubblico l’intera area. Nata come dimora di un ricco cavaliere romano del I secolo a.C., Publio Vedio Pollione, alla sua morte, fu acquisita al demanio dell’Impero. Il patrizio romano non scelse a caso il nome da dare alla villa: in greco antico, Pausilypon sta per “sollievo dagli affanni”. Per comprendere il motivo di questa scelta, basta leggere la descrizione del panorama che vi si gode, scritta dallo studioso londinese Robert William Theodore Gunther, storico della scienza, autore di un prezioso libro sulla residenza di Pollione e sulla collina di Posillipo: “…al di là di tutto, l’ampio panorama del mare azzurro: disposti in fila in una incomparabile distesa sono il Vesuvio e le alture di Sorrento, Capri, Nisida, Miseno e Ischia. Talvolta, quando il tempo è bello, si può distinguere la rocciosa isola di Ponza stagliarsi contro il cielo al tramonto”.

Villa Pausilypon
Villa Pausilypon – Gaiola

Vedio Pollione, nominato governatore dell’Asia, dopo la battaglia di Azio, non badò a spese per costruire il suo “Paradiso napoletano”. La villa occupava un’area molto vasta, oggi non determinabile con esattezza per i diversi rimaneggiamenti subiti nel tempo, a partire dall’ampliamento immediatamente successivo all’acquisizione al patrimonio imperiale. Comunque, si estendeva dall’uscita della grotta di Seiano e, attraverso una serie di terrazzamenti, arrivava fino al mare, dove erano sistemate le sue stupende peschiere, oggi finite tre metri sott’acqua, in seguito ai fenomeni bradisismici che da sempre interessano la costa partenopea e flegrea. Aveva la struttura di una classica ricca villa marittima romana, che si adattava al territorio, sfruttandone a pieno spazi e pontenzialità dei vari scorci paesaggistici. Era, quindi, formata da più strutture, ciascuna con una propria funzione e ancora non tutte ben individuate.

Nella parte più alta del complesso c’era l’area pubblica con due strutture dedicate allo svago: un odeion, destinato alla lettura delle poesie e ai monologhi, e un teatro da duemila posti, realizzato sul modello dei teatri greci. Non dobbiamo dimenticare che Napoli, in quel periodo, era una città greca a tutti gli effetti. Lo era nella lingua, nei costumi, nell’organizzazione sociale, nella religione ed era proprio questa caratteristica, insieme alla bellezza dei luoghi, che affascinava e attirava qui i patrizi romani.Oggi, nel periodo estivo, nel teatro della villa, in gran parte restaurato, il Centro studi Interdisciplinari Gaiola onlus organizza spettacoli teatrali con compagnie di ottimo livello. Non si può non sottolineare come in queste serate d’estate il fresco della brezza marina e lo sfondo meraviglioso del Golfo si trasformino per lo spettatore in un’esperienza davvero unica.

Villa Pausilypon
Villa Pausilypon – Gaiola

Ad Est del teatro si trovano i resti di un edificio che Gunther aveva individuato come Tempio, ma non si sa se la sua interpretazione sia quella giusta. Ad osservare altre ville imperiali romane, potrebbe trattarsi della struttura d’accesso all’area degli spettacoli. Ad Ovest del teatro, c’è un’altra costruzione che da sempre è stata individuata come un ninfeo, in realtà, secondo gli archeologi, potrebbe essere un piccolo stadio, vista anche l’abitudine, nella Napoli greca, di organizzare gare atletiche in ogni periodo dell’anno. Da qui al mare si vedono i ruderi di altri piccoli edifici in un bosco di grandi querce e meravigliosi lecci.

Proprio nella parte bassa della villa di Pollione c’è la seconda parte del Parco archeologico odierno: il Parco Sommerso della Gaiola e l’area marina protetta. Nei fondali della Gaiola, a pochi metri sott’acqua, una gran quantità di ruderi testimoniano la maestosità di questo complesso imperiale. Con la barca attrezzata di fondo trasparente, utilizzata nelle visite guidate, o partecipando agli incontri di snorkeling, si possono ammirare gli enormi vivai per l’allevamento dei pesci e dei molluschi di mare, i moli per l’attracco delle barche, tutte le costruzioni di abbellimento della villa, dai portici ai ninfei alle grandi logge.

Qui, nel 2002 fu costituita l’Area marina protetta su una superficie di 41,6 ettari.  In 17 anni, grazie alla morfologia dei fondali e alla favorevole circolazione delle correnti marine, si è ricreata rapidamente una biodiversità che lascia stupiti anche gli studiosi. Se nella parte alta della villa, sulla scogliera di Trentaremi, nidificano il falco pellegrino, il greppio, la poiana e il gabbiano reale, nelle acque della Gaiola vivono indisturbati e prosperano murene, cernie, polpi e un gran numero di altre specie di pesci che nel Golfo non si vedevano più da decine di anni.

Oggi, grazie all’entusiasmo e alla determinazione degli scienziati del Centro studi Interdisciplinari Gaiola onlus, il Parco Sommerso è divenuto un importante sito di ricerca, formazione, divulgazione scientifica ed educazione ambientale per la riscoperta e valorizzazione del patrimonio naturalistico e culturale partenopeo. È un posto magico dove la storia si fonde con una natura incontaminata e prorompente, sia sulla terra che in mare. Un posto che nessuno potrebbe immaginare all’interno di una città caotica, disordinata, sovraffollata e distratta come Napoli. Non si può non visitarlo.

Un progetto per il Mediterraneo

Lo hanno chiamato Progetto StaMM col preciso intento di ottener un doppio significato. L’acronimo significa Stazione Ambientale di Monitoraggio Marino, ma “stamm”, in lingua napoletana vuol dire stiamo, cioè, qui restiamo per sviluppare il Sud e non emigriamo in altri Paesi, come fa una gran parte dei giovani meridionali. Il Progetto è cofinanziato dalla Fondazione Con il Sud nell’ambito di Bando Ambiente 2015 e prevede il recupero funzionale di un’ala della storica Villa della Gaiola (negli ultimi cento anni è appartenuta a personaggi più o meno famosi), finalizzato alla realizzazione di una Stazione di monitoraggio ambientale permanente sull’Area Marina Protetta di Gaiola. Ma questo sarebbe solo il primo passo perché il Centro studi Interdisciplinari Gaiola onlus punta a dare inizio a un processo virtuoso condiviso di tutela ambientale, attraverso il recupero partecipato della Villa della Gaiola, per la creazione del Centro Internazionale per lo studio e la salvaguardia del patrimonio archeologico e naturalistico del Mare Mediterraneo.