A pochi chilometri dalla Reggia di Caserta, della quale abbiamo parlato nella prima parte, e che è vero e proprio angolo di paradiso urbano e oggi uno fra i monumenti più visitati in Italia insieme agli scavi di Pompei, sorge il complesso di San Leucio, detto anche del “Belvedere” per la straordinaria vista panoramica sulle campagne, il Vesuvio e Capri che si può godere dall’alto del colle omonimo.
Fu qui che Carlo III di Borbone, intorno alla metà del XVIII secolo, pensò di costruire una elegante riserva di caccia, dotandola di ogni comfort. Quasi un appendice della non distante Reggia che proprio allora iniziava a vedere la luce. E fu qui che pochi anni più tardi, il figlio Ferdinando, rivoluzionando completamente il progetto del padre, inaugurò le prime officine tessili d’eccellenza del Regno di Napoli, impiantandovi un sistema sperimentale di lavorazione della seta. Vi furono messi a lavorare operai scelti, esperti nella filatura e nella tessitura. La vita di quei manovali era scandita dal ritmo lavorativo: raramente uscivano da San Leucio e nei pochi casi che lo facevano, per via della loro uniforme con le ghette bianche, venivano chiamati “Ciampa Bianca” (zampa bianca).
Pensò proprio a tutto, Ferdinando: dalla coltivazione del baco da seta al prodotto finito, passando per filatura, tintura e tessitura. Tutto il ciclo di produzione veniva eseguito all’interno della cittadella, dalla A alla Zeta, grazie a specifici strumenti per ciascuna fase di lavorazione. Vi erano i laboratori con enormi e ingegnose macchine a energia idraulica utilizzate per filare e avvolgere la seta; c’erano poi altrettante attrezzature per misurare la lunghezza del filo, per pettinarlo e poi gli enormi telai, ad altezza singola o doppia, utilizzati per tessere gli splendidi copriletto che hanno abbellito, e ancora abbelliscono, le più famose regge del mondo e che hanno reso famosa la manifattura serica di San Leucio.
Per poter controllare personalmente la produzione della seta, il re fece impiantare le fabbriche all’interno del palazzo, separate dai suoi appartamenti semplicemente da una porta. E con costanza veniva a osservare il lavoro dei dipendenti, a compiacersi per lo splendore delle produzioni, a verificare che tutti i macchinari funzionassero alla perfezione. Ma la grandezza del progetto di Ferdinando I non era solo nell’aspetto produttivo, quanto in quello amministrativo e gestionale. Ogni famiglia, infatti, aveva una casa su due piani, divisa in zona notte e zona giorno. E poi ciascuno aveva l’orto personale, dove coltivare i generi di prima necessità. E ancora, tutti – uomini e donne – potevano andare a scuola, dalle elementari alle scuole di specializzazione, perché ognuno aveva diritto e doveva essere in grado di garantirsi un futuro. Insomma: una vera e propria cittadella indipendente il cui funzionamento era legato a uno specifico Codice delle leggi che sanciva l’autonomia e ne regolamentava il funzionamento ispirandosi a valori quali uguaglianza e solidarietà.
Una cittadella coccolata e osannata dal sovrano di Napoli, che per quel borgo aveva scelto pure un nome: “Ferdinandopoli”. Un insediamento che purtroppo andò distrutto per sempre con il passaggio del trono di Napoli alla corona sabauda. Oggi ciò che resta di quello straordinario e innovativo esperimento sociale è il “Museo della seta”, un prezioso contenitore di meraviglie ricavato nel Palazzo del Belvedere, insieme con i giardini e la splendida Casa del Tessitore, valido esempio di abitazione operaia di fine XVIII secolo. C’è il complesso monumentale, dunque. Tutto da vedere e da scoprire. E il vicino borgo di San Leucio dove ancora oggi vivono e operano gli artigiani e i maestri della seta. Oggi come duecento anni fa.
Reggia di Caserta
Viale Douhet, 2/a – Caserta
Tel. +39.0823 277468
www.reggiadicaserta.beniculturali.it
Complesso Monumentale del Belvedere di San Leucio
Via Atrio Superiore
San Leucio – Caserta
Tel. 800.411515
www.sanleucio.it