“Fuoco e Passione”. E’ questo il titolo della mostra in programma fino al prossimo 28 febbraio negli spazi del Museo del Tesoro di San Gennaro a Napoli. Protagonisti: il Vesuvio e il santo patrono di Partenope. Due entità, una soprannaturale e una naturale, che hanno influito non poco sull’indole, il carattere e i destini di un popolo e di una città intera.
“Un binomio – come ha scritto lo scrittore Vittorio Paliotti – in cui due poli erano in antitesi, ma che nello stesso tempo sì integravano, perché quando il Vesuvio era calmo, si supplicava San Gennaro di lasciarlo così, e quando il Vesuvio infieriva, si supplicava San Gennaro di rabbonirlo”.
La mostra, nata in collaborazione con l’Osservatorio Vesuviano, associa alcune opere d’arte che fanno parte del patrimonio del primo osservatorio vulcanico al mondo voluto da re Ferdinando II di Borbone nel 1841 proprio per studiare e monitorare il vulcano più famoso del mondo, al culto del Santo protettore di Napoli.
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Nel percorso si fondono, infatti, scienza, arte, tecnologia, storia e fede di Napoli e del territorio, in un continuo mutare del rapporto che li lega al vulcano parallelamente al progredire delle conoscenze scientifiche e tecnologiche.
Quale migliore sede, dunque, del Museo del Tesoro per ammirare, insieme con le opere donate a San Gennaro nel corso dei secoli, quindici antiche meravigliose gouaches sull’eruzione del Vesuvio, antichi strumenti di rilevazione (come il primo sismografo al mondo di Luigi Palmieri), minerali curiosi e stampi di conio realizzati con la lava incandescente? Ecco perché la mostra si intitola “Fuoco e Passione”. La lava che sovrasta e copre la vita e la passione, quella di un popolo per il suo santo patrono. Due anime diverse ma complementari un binomio imprescindibile.